Il tema dell’uso indiscriminato delle risorse e dell’eccessiva produzione di rifiuti è ormai dibattuto da decenni. Già nel lontano 1972 con la pubblicazione de I limiti dello sviluppo si sottolineava come il sistema economico lineare – materia prima, manufatto, rifiuto – rischiava di produrre danni irreversibili al nostro Pianeta. Negli anni seguenti si sono succedute discussioni, interventi normativi nazionali o sovranazionali, protocolli internazionali, volti a tutelare l’ambiente. Si è cominciato a discutere della necessità di un cambio di paradigma sia nello sviluppo economico e industriale sia nei consumi.
Da qualche anno si usa il termine di “economia circolare”, che rispecchia la nuova visione economica, basata da un lato sull’uso razionale e sostenibile delle risorse e dell’energia per evitare gli sprechi e valorizzare al massimo i materiali, e dall’altro sulla riduzione dei rifiuti, partendo dal concetto che ciò che viene “buttato” può ancora essere riutilizzato e diventare quindi materiale da reintrodurre nel sistema economico e produttivo. Chiudere infatti un ciclo produttivo è il meccanismo che sta alla base del paradigma dell’economia circolare: attraverso l’uso di processi innovativi è possibile rendere le attività economiche più sostenibili e con un minore impatto sull’ambiente.
Per poter concretamente avviare un sistema economico “circolare” bisogna agire su due livelli: il primo legato al sistema produttivo, il secondo ai consumi.
Il paradigma che sta alla base di una nuova produzione industriale è il passaggio dalla necessità di gestire meglio e in maniera più efficiente le risorse all’opportunità di progettare prodotti che tendano a utilizzare materiali che oggi vengono utilizzati come rifiuti. Per questo è necessario che le imprese, anche quelle non appartenenti allo stesso settore, siano in grado di aggregarsi per formare delle vere e proprie filiere di produzione circolari: una condivisione che veda la partecipazione attiva di imprese private, pubbliche e organizzazioni no profit in grado di creare valore già attraverso il semplice scambio di informazioni. Questo fenomeno di interdipendenza nell’ambito dell’economia circolare coinvolge industrie tradizionalmente separate che, attraverso una messa in comune delle proprie competenze, riescono a promuovere vantaggi competitivi e benefici socio ambientali per tutti. Questa interdipendenza diventa il cardine dell’eco-innovazione.
Uno dei problemi che si riscontra in questo ambito è l’aggregazione tra imprese di settori diversi, che hanno difficoltà a comprendere come il valore della condivisione e della messa a fattor comune delle competenze di tutti possa portare vantaggi competitivi all’intera filiera circolare e un valore aggiunto importante per il territorio dove insistono le diverse realtà produttive. C’è ancora molto lavoro da fare!
Per quanto riguarda invece i consumatori, è necessario intervenire sui comportamenti individuali anche affrontando tematiche come il concetto di benessere, i modelli culturali, l’etica. Tutti argomenti molto difficili da affrontare, perché hanno a che fare con una molteplicità di sensibilità, bisogni, esigenze e desideri, priorità, abitudini o storie personali.
Nonostante questa complessità, l’attenzione allo spreco delle risorse è uno degli elementi che, in particolare in questi ultimi anni, sta lentamente diffondendosi e cambiando la mentalità delle persone. Oggi il meccanismo di sensibilizzazione su queste tematiche è legato principalmente al passaparola, ma per raggiungere il maggior numero di cittadini possibili sarebbe importante dare vita a campagne di sensibilizzazione in grado di “toccare” l’animo delle persone per portarli a essere dei consumatori più consapevoli. I temi da affrontare dovrebbero riguardare i comportamenti su questioni più o meno semplici come la raccolta differenziata o l’attenzione agli sprechi, ma anche temi culturali più complessi come ad esempio preferire la condivisione e il possesso piuttosto che la proprietà di alcuni beni o ancora cercare di riparare i prodotti per quanto possibile invece che sostituirli.
Anche sui consumatori il lavoro da fare è ancora molto!
L’articolo è pubblicato sul portale di Pubblicità Progresso ciriesco.it.