Il nostro settore idrico soffre di almeno 20 anni di ritardi infrastrutturali. Reti vecchie, perdite di acqua importanti, depuratori assenti o non a norma, investimenti scarsi. Un quadro sicuramente poco rassicurante che dovrebbe essere affrontato con maggiore vigore per evitare sprechi ambientali ed economici.
Per fare solamente alcuni esempi: la mancata depurazione delle acque reflue, il non adeguamento alla normativa e l’omessa manutenzione dei depuratori esistenti hanno portato il nostro Paese a essere in stato di infrazione comunitaria. Secondo recenti dati, il costo per il nostro Paese potrebbe aggirarsi intorno ai 700 milioni di euro di multa all’anno. In tutto il territorio nazionale sono infatti oltre 100 le località bocciate dalla procedura di infrazione sulla depurazione relativa agli agglomerati urbani superiori ai 15 mila abitanti, e oltre 850 se si considerano quelli sopra i 2000 abitanti. Secondo recenti dati Istat, elaborati da Legambiente, sarebbero addirittura 24 milioni gli abitanti che scaricano direttamente in mare o nei fiumi e canali. Numeri che parlano da soli.
Numeri che parlano di un problema molto diffuso. Sebbene la maggior parte delle emergenze riguardi il Sud Italia, anche regioni del Nord, come ad esempio la Lombardia sono interessate dall’infrazione. Nella sola provincia di Milano, ad esempio, è stata calcolata la necessità di investire oltre 120 milioni di euro per gli interventi in infrazione. Lavori che dovranno essere conclusi entro la fine del 2015, per evitare le sanzioni previste dall’Europa.
Il nuovo sistema regolatorio, avviato lo scorso anno, e che ha portato in capo all’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas anche il settore idrico, potrebbe forse dare una spinta sia al miglioramento delle reti idriche sia a nuovi investimenti sia a un cambiamento della governance dell’intero comparto, fino ad oggi frammentata e vincolata a localismi che rendevano difficile trovare soluzioni efficienti.
La riorganizzazione intelligente delle reti di approvvigionamento, un efficiente e moderno sistema di misurazione dei consumi, unitamente a un adeguato sistema di depurazione delle acque reflue, sono punti a cui oggi il nostro sistema idrico non si può più sottrarre. E alcuni timidi segnali sembrano esserci: le nuove tariffe del settore idrico, studiate e approvate dall’Autorità per l’Energia Elettrica il Gas e il Sistema Idrico, consentiranno lo sviluppo di oltre 4,4 miliardi di investimenti nei prossimi 4 anni, che è pari a 32,5 euro di investimento medio per abitante all’anno. Non tantissimo se paragonato alla media europea (circa 80 euro/anno/abitante), ma un inizio che speriamo sia promettente.