Energia e ambiente

Riduzione della povertà energetica: un obiettivo per i prossimi anni.

Poen

Tra i dibattiti organizzati all’ultimo Salone della CSR  e dell’innovazione sociale, che si è tenuto a Milano presso l’Università Bocconi ai primi di ottobre, uno è stato dedicato alla povertà energetica, un tema di grade attualità visto che nel mondo oltre 1 miliardo di persone vive oggi senza elettricità e più di 2 miliardi non usano energia pulita per cucinare. La povertà energetica, che è definita come la mancanza di accesso a forme adeguate e affidabili di energia a prezzi sostenibili per soddisfare i bisogni primari degli individui –   mangiare, riscaldare gli ambienti, curarsi e spostarsi – diventa quindi uno dei principali temi politico-sociali da affrontare nei prossimi anni.

Non bisogna però pensare che la povertà energetica sia solo “ad appannaggio†dei Paesi in via di sviluppo. In questi ultimi anni, anche e soprattutto a causa della crisi economico finanziaria che ha colpito tutti i Paesi industrializzati, la povertà, che è la causa principale del mancato accesso a forme di energia per vivere, è cresciuta in maniera preoccupante: in Italia ad esempio, secondo l’ISTAT, il numero dei poveri assoluti è passato da 1,8 milioni del 2007 a 4,5 milioni nel 2015.

Nell’ultimo decennio nel nostro Paese, come è emerso chiaramente dai dati presentati al convegno, un numero crescente di persone non è riuscita a far fronte al pagamento delle bollette di gas e luce. Le principali motivazioni sono imputabili ai redditi delle famiglie che sono diminuiti, al costo dell’energia che in Italia è uno dei più alti a livello europeo, e alle abitazioni poco efficienti.

Alcuni dati evidenziano chiaramente il problema: in Italia il 17% delle persone non riesce a scaldare adeguatamente la propria casa contro una media europea del 9,4%, il 12,6% è in arretrato con il pagamento delle bollette energetiche contro una media europea del 9,1%, e il 24,1% vive in abitazioni con problemi di perdite dal tetto o con muri o fondazioni umidi (media europea al 15,2%).

È evidente che queste problematiche portano gravi disagi sociali e sanitari per una parte consistente della popolazione, creando al contempo problemi finanziari per le società che distribuiscono l’energia, che si vedono spesso obbligate a interrompere per morosità le forniture o a ridurre i servizi per mancanza di fondi.

Interessanti alcuni spunti emersi nel corso della discussione: le aziende presenti al convegno – quattro utilities: a2a, Amag, Enel, Gruppo Iren – hanno illustrato alcune iniziative, molto diverse tra loro, che sono state sviluppate in questi anni proprio per venire incontro a chi, a causa della crisi, oggi si trova in difficoltà.

A2A ha presentato l’esperienza del Banco dell’energia, un’iniziativa per sostenere le famiglie che si trovano in una situazione di vulnerabilità economica e sociale. Attraverso delle donazioni che vengono devolute a Onlus scelte attraverso un bando è possibile aiutare direttamente queste famiglie. Anche Amag ha coinvolto in questi ultimi anni le onlus della città di Alessandria in progetti per l’aiuto ai più bisognosi, e ha illustrato come si è comportata verso utenti in difficoltà nel 2012 quando la Corte dei Conti ha dichiarato il dissesto finanziario del Comune di Alessandria, suo principale azionista.

Il Gruppo Iren ha invece portato al tavolo un interessante percorso condiviso con il Comune di Reggio Emilia per poter aiutare le famiglie attraverso interventi di diagnosi e riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente nella città emiliana.

Leggi il mio articolo su Osservatorio Orti.