Il 10 maggio scorso è stato presentato a Milano il Renewable Energy Report 2018, preparato dell’Energy Strategy Group del Politecnico di Milano. Un documento molto interessante e corposo dove si fa il punto sulle rinnovabili nel nostro Paese e si traguardano gli obiettivi al 2030 prendendo come punto di riferimento la SEN presentata dai Ministri Calenda e Galletti nel novembre 2017.
Analizzando lo stato dell’arte, nel 2017 la nuova potenza installata di rinnovabili in Italia è stata di circa 900 MW, con un aumento del 15% per rapporto all’anno precedente. Un segnale incoraggiante anche se nel medesimo periodo la Germania ha installato 8,5 GW (ben 9 volte l’Italia), la Francia 2,7 GW (3 volte l’Italia) e l’UK 5,3 GW di rinnovabili (quasi 6 volte l’Italia). Il che significa che c’è ancora molto da fare per cercare di raggiungere quanto si fa nell’Eurozona e nelle altre parti del Pianeta.
Nonostante questi dati l’Italia, grazie alle installazioni che ci sono state in particolare tra il 2010 e il 2013, rimane ancora in testa in Europa per il peso che le rinnovabili hanno sul nostro sistema di produzione elettrica (37%, contro ad esempio il 33% di Germania e Spagna).
Il Rapporto prende poi in esame gli obiettivi al 2030 contenuti nella SEN 2017 che, ricordiamo, traccia le linee guida del comparto energetico italiano in termini di fonti rinnovabili, efficienza energetica, phase out del carbone, sicurezza energetica e competitività dei mercati energetici. La SEN prevede un abbandono totale del carbone e del petrolio al 2025 per la produzione elettrica e una graduale crescita del gas e soprattutto delle rinnovabili. Queste ultime al 2030 dovranno raggiungere una quota estremamente importante: circa il 70% in più rispetto al 2015. Senza addentrarci nei tanti numeri del Rapporto, la potenza installata di fotovoltaico al 2030 è prevista a 36 GW, cioè quasi 2 volte quella già presente nel 2017 e che, tradotto in obiettivi annuali, significa 2,8 GW di nuovo fotovoltaico all’anno. Stesso discorso vale per l’eolico: la nuova potenza da installare al 2030 ammonta a circa 10 GW, con un incremento annuo pari a 770 MW. Questi numeri portano a un controvalore in termini di investimenti di circa 60 miliardi di euro al 2030, circa 4,5 miliardi di euro all’anno contro 1,6 miliardi di euro investiti nel 2017.
Le altre fonti rinnovabili (FER) contribuiranno con un incremento non significativo, in quanto a seconda della tipologia presentano problematiche economiche o infrastrutturali che ne limiteranno uno sviluppo importante.
Restiamo quindi su fotovoltaico ed eolico. Uno dei temi che il Rapporto prende in considerazione, in previsione del raggiungimento degli obiettivi della SEN, è il consumo di suolo che, con i numeri descritti precedentemente, mette in luce una criticità molto seria. Per quanto riguarda il fotovoltaico infatti, con una densità media di circa 35 MW/km2, per ogni anno da qui al 2030 sarebbero necessari 80 km2 dedicati a nuove installazioni. Per l’eolico l’occupazione di suolo sarebbe ancora maggiore, anche se lo spazio tra una turbina e l’altra lascerebbe molte aree “vuoteâ€. Per i 10 GW di nuove installazioni il Rapporto segnala che sarebbero necessari, da oggi al 2030, tra i 1.250 e i 1.400 km2. È evidente che invece il naturale processo di repowering di eolico o fotovoltaico porterà a un minore consumo di suolo.
Alcune considerazioni emergono spontanee:
- la regionalizzazione degli impianti. Eolico e fotovoltaico non possono essere realizzati in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale, per cui le regioni che già oggi vedono una forte presenza di queste tipologie di impianti vedrebbero accrescere in maniera sensibile il loro numero;
- in Italia è attualmente impossibile costruire qualsiasi impianto senza una condivisione e un accordo con il territorio. Intervenire in maniera così massiccia con nuovi impianti rischia di gettare ulteriore benzina sul fuoco delle proteste;
- il tema della burocrazia e della tempistica legata alle autorizzazioni necessarie per i nuovi impianti rischia di far impantanare tutto il progetto delle nuove FER. Non dimentichiamo che in alcune regioni per ottenere delle autorizzazioni per nuovi impianti FER sono necessari anche diversi anni;
- per dare avvio a questa fase c’è bisogno di decreti che ne regolino l’attuazione, visto che la SEN è un documento di indirizzo. Il settore delle FER è da un anno e mezzo che aspetta un decreto che stabilisca i principi guida e le modalità operative, e con l’attuale situazione politica si rischia di dover attendere ancora dei mesi.
Proprio partendo dai dati interessanti del Rapporto presentato al Politecnico di Milano, l’intero comparto delle rinnovabili si interroga se quanto contenuto nella SEN – che potrebbe rappresentare un vero e proprio volano per il rilancio dell’intero comparto – non rischi di venire disatteso, proprio perché non sono presenti e non si vedono all’orizzonte soluzioni concrete per rispondere alle considerazioni evidenziate precedentemente.