Leggiamo dal sito web di Mediobanca: “Integrare criteri ambientali, sociali e di governance all’interno dei processi di investimento e di erogazione del credito è fondamentale per creare valore economico-finanziario e, al contempo, sociale e ambientale”.
E dal sito della Commissione Europea: “Ai primi di gennaio la Commissione Europea ha pubblicato due bozze di modifica ai regolamenti europei, chiedendo agli investitori istituzionali e alle compagnie assicurative di prendere in considerazione anche i rischi non finanziari nei consigli di investimento per i loro clienti”.
Le due notizie sono una conferma che sempre di più i settori della finanza e del credito sono attenti alle tematiche della sostenibilità, e che i fattori ambientali, sociali e di buona governance debbano rientrare a pieno titolo nei criteri di investimento e nelle informazioni da fornire obbligatoriamente ai clienti degli istituti di credito.
A livello europeo le due bozze citate precedentemente seguono le prime misure concrete emesse già a metà maggio 2018 per rendere operativo il Piano d’azione della Commissione per un’economia più verde e più pulita, pubblicato nel marzo dello scorso anno. Il Piano prevede numerose azioni e, tra queste, alcune rivestono un ruolo molto importante per le imprese, per chi voglia investire e per coloro che hanno necessità di accedere a nuovi crediti per sviluppare il proprio business. Il Piano prevede tra l’altro di:
- creare un linguaggio comune per la finanza sostenibile, per definire ciò che è sostenibile e identificare gli ambiti in cui gli investimenti sostenibili possano incidere maggiormente;
- creare dei marchi UE per i prodotti finanziari verdi, permettendo così agli investitori di individuare agevolmente gli investimenti che rispettino i criteri ambientali o le basse emissioni di carbonio;
- tenere conto dei fattori di sostenibilità nel processo di investimento e di rendere più stringenti gli obblighi di comunicazione;
- imporre alle imprese di assicurazione e di investimento di consigliare i clienti in base alle loro preferenze in materia di sostenibilità;
- migliorare la trasparenza per quanto riguarda le comunicazioni societarie.
In merito a quest’ultimo punto la Commissione Europea intende rivedere le linee guida sulle informazioni non finanziarie in modo da integrarle maggiormente con altre misure sulla sostenibilità e sul controllo delle emissioni in atmosfera, in accordo con l’Accordo di Parigi del dicembre 2015.
Già oggi le società quotate (oltre a banche, assicurazioni e imprese di riassicurazione) che superano una certa dimensione in termini di personale o di fatturato, hanno l’obbligo di inserire nel bilancio di esercizio le informazioni cosiddette “non finanziarie” (D.Lgs 254/2016). Un sinonimo di trasparenza per gli investitori in borsa e per i diversi stakeholder. È evidente però che le informazioni legate alla sostenibilità delle imprese debbano ricoprire un ruolo primario anche per le realtà non quotate, in quanto la trasparenza rispetto ai fattori ambientali, sociali ed economici è un criterio determinante per l’accesso al credito e un elemento di competitività per consolidare il proprio mercato di riferimento e per conquistarne di nuovi.
Per chi non ha l’obbligo derivante dal D.Lgs 254/2016, esistono degli strumenti volontari – tra cui i bilanci di sostenibilità – in grado di portare a conoscenza dei propri portatori di interesse non solamente gli elementi di politica ambientale e sociale dell’impresa ma anche le performace che l’azienda raggiunge anno dopo anno.
Il bilancio di sostenibilità è uno strumento volontario che riassume e descrive le politiche, i programmi, gli obiettivi e le performance ambientali e sociali dell’impresa, riferite a uno specifico anno solare, e rappresenta agli stakeholder la testimonianza di un approccio imprenditoriale improntato sul concetto di sviluppo sostenibile.