“La salute diseguale” è stato il tema, e il titolo, della dodicesima edizione del Festival dell’economia che si è tenuto lo scorso weekend a Trento. Quattro giorni in cui sono stati affrontati i temi legati alla salute, alle condizioni di vita delle persone, all’accesso alle cure, con una visione a 360° del problema su scala nazionale e internazionale.
Analizzando la salute mondiale emergono in maniera sempre più netta alcuni aspetti che vanno a incidere sulla salute dei cittadini e sui sistemi sanitari nazionali: ad esempio le donne sono più longeve degli uomini, ma soffrono con maggiore probabilità di malattie che causano dolore e invalidità; l’invecchiamento della popolazione nei Paesi più ricchi sta gradualmente spostando le risorse dei sistemi sanitari verso le cure per gli anziani non autosufficienti che soffrono di declino cognitivo o Alzheimer; i fattori culturali, ambientali, sociali e legati al lavoro incidono profondamente sulle condizioni di vita, l’alimentazione e la prevenzione delle malattie.
Oltre a questi aspetti generali sono stati discussi altri temi: l’epidemiologo Giuseppe Costa, professore all’Università di Torino, ha presentato uno studio sulla “Salute diseguale” in Italia, che è funzione del reddito e del grado di istruzione. Un uomo con la laurea può infatti pensare di vivere 5,2 anni in più di chi ha conseguito la licenza elementare, così come la differenza geografica incide sul grado di salute delle persone: nelle regioni del Sud e delle Isole si muore di più perché il reddito è più basso e ci sono meno risorse per la prevenzione.
A Trento si è discusso anche di disuguaglianze a livello europeo all’interno dei 27 Paesi comunitari. Si sono analizzate in questo ambito le diverse situazioni per valutare le buone pratiche regionali in grado di essere esportate in altre zone.
Il tema dell’invecchiamento, come già accennato, è stato al centro di diversi dibattiti, con al centro una domanda comune: con il calo delle risorse pubbliche come si fa ad assicurare una lunga e buona vita nell’ottica della sostenibilità del sistema dei servizi? Una delle risposte è stata data da un Consorzio trentino di cooperazione sociale che ha iniziato, con risorse proprie, a riflettere, sperimentare e attivare servizi per prevenire o rallentare, anche attraverso la formazione e l’informazione, la comparsa di fragilità prima che diventino disagi conclamati.
Infine, ma gli argomenti discussi sono stati tanti, si è parlato di ricerca scientifica e di alimentazione, e di come quest’ultima sia determinante per ridurre l’incidenza di alcune malattie metaboliche molto diffuse nei paesi sviluppati come il diabete e l’obesità, che incidono tra l’altro in maniera molto “pesante” sui conti della sanità pubblica proprio perché stiamo parlando di numeri sempre più grandi. In quest’ottica è risaputo, perché molte ricerche lo hanno dimostrato, che la dieta mediterranea, caratterizzata dalla presenza abbondante di alimenti di origine vegetale, se associata a una regolare attività fisica, è ottimale per la salute umana. In aggiunta a ciò, la piramide alimentare mediterranea è anche più sostenibile per l’ambiente rispetto ad altri regimi dietetici.