Alcuni scienziati hanno abbandonato la terraferma e solcato i mari alla ricerca di una nuova generazione di farmaci salvavita. Si tratta dei ricercatori che fanno parte del progetto SeaBioTech, finanziato con i fondi del Settimo Programma Quadro dell’Unione Europea per un totale di circa 7.5 milioni di Euro.
Se consideriamo che gli oceani coprono più di due terzi della superficie terrestre e che solo il 5% di essi è stato esplorato, non possiamo meravigliarci che siano popolati da creature marine, piante e microrganismi mai studiati fino ad ora. Così come nel passato molte sostanze di origine naturale hanno permesso di sviluppare i farmaci ora in uso, questi inesplorati esseri viventi marini potrebbero essere la fonte di nuovi composti e principi attivi da cui sviluppare una nuova generazione di farmaci del futuro, tra cui antibiotici, anti-infiammatori e chemioterapici.
Il progetto SeaBioTech, guidato da una delle università europee più prestigiose, la scozzese Strathclyde University di Glasgow, è nato proprio con l’obiettivo di convertire la grande biodiversità marina in nuovi prodotti per l’industria farmaceutica, alimentare, cosmetica e chimica. Il progetto ha avuto inizio quattro anni fa con la raccolta di campioni di microrganismi lungo la costa scozzese, croata e islandese e da profondi camini idrotermali dell’Egeo in Grecia. Con le moderne tecnologie i microrganismi sono stati isolati e coltivati in laboratorio, permettendo così di analizzarli in maniera sistematica alla ricerca di potenziali principi attivi. Per far ciò, il SeaBioTech ha coinvolto esperti in diverse discipline, dalla microbiologia alla biologia molecolare, dalla biotecnologia alla chimica farmaceutica. Al progetto infatti hanno collaborato ben 14 organizzazioni di nove Paesi europei: tre università, due istituti di ricerca e nove imprese, tra cui l’italiana Axxam*.
La società italiana ha coordinato la fase del progetto del SeaBioTech dedicata all’individuazione e alla caratterizzazione dei composti bioattivi, condotta complessivamente da sei organizzazioni tra università e imprese. Daniele Carettoni, responsabile per Axxam di questa fase del progetto, è orgoglioso del contributo fornito. “Abbiamo testato complessivamente più di 800 estratti ottenuti da nuovi microrganismi marini con più di 35 saggi funzionali in vitro sviluppati da noi e dagli altri partner, alla ricerca di potenziali composti diretti contro le infezioni batteriche e virali, i disordini metabolici, i processi infiammatori e il cancro. Inoltre, abbiamo dato un contributo rilavante al settore agrochimico con la ricerca di nuovi agenti anti-parassitari da impiegare in acquacultura. I risultati sono stati molto incoraggianti: abbiamo identificato oltre 50 estratti provenienti da 30 nuovi microrganismi marini che mostrano una potenziale attività farmacologica”. Daniele Carettoni aggiunge: “I nostri collaboratori hanno in seguito frazionato i campioni prioritari e all’interno delle nostre unità abbiamo ritestato più di 500 frazioni fino a quando non è stato possibile isolare i singoli composti responsabili dell’effetto farmacologico. Allo stato attuale più di 40 composti che mantengono proprietà farmacologiche interessanti sono stati isolati e caratterizzati”.
Parallelamente alla ricerca di molecole bioattive, SeaBioTech ha ottenuto importanti risultati anche nel settore alimentare e cosmetico con l’identificazione di enzimi e polimeri derivati da microrganismi marini che potrebbero arrivare sul mercato con applicazioni biotecnologiche nel giro di 2-3 anni dalla conclusione del progetto.
I successi ottenuti sono stati essenziali nella validazione dell’intero progetto, ma solo una serie di candidati ad alta priorità è stata dettagliatamente caratterizzata in modo da focalizzare le risorse sulle molecole più promettenti. La scelta è stata compiuta tenendo conto non solo degli aspetti scientifici ma anche dell’applicabilità industriale, perché uno dei cardini del progetto SeaBioTech è che i prodotti identificati debbano essere accessibili nel rispetto della biodiversità marina e che la loro produzione sia sostenibile su scala industriale. In tal senso, SeaBioTech in collaborazione con i progetti MicroB3, PharmaSea e BlueGenics, anch’essi finanziati dall’Unione Europea, ha fornito un contributo all’avanzamento della legislazione europea in materia di sfruttamento sostenibile delle risorse marine in conformità al protocollo di Nagoya, adottato dalla 10a Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Biodiversità Biologica (CBD) nel 2010 per salvaguardare la diversità biologica, regolarne l’accesso e garantire l’equa condivisione dei benefici derivati dal loro utilizzo.
L’enorme numero di dati ottenuti dal progetto SeaBioTech relativi alle informazioni microbiologiche, genomiche, biochimiche e farmacologiche degli organismi e degli estratti isolati sono stati raccolti in un database centralizzato che sarà reso pubblico alla fine del progetto, nell’ottica di contribuire ad aumentare la conoscenza per ora ancora superficiale dell’ambiente marino e per favorire un ulteriore sviluppo della ricerca di agenti bioattivi dai nuovi microrganismi identificati. Con lo stesso intento, gli estratti, le frazioni e i composti isolati sono stati archiviati in forma centralizzata, in modo che possano essere resi disponibili anche a gruppi di ricerca esterni al SeaBioTech.
Non è trascurabile infine l’attenzione che i membri del progetto SeaBioTech hanno dimostrato nella diffusione dei dati alla comunità scientifica, con oltre dodici pubblicazioni su riviste internazionali e l’organizzazione della Conferenza Europea sui Prodotti Naturali Marini (ECMNP) nel 2015 a Glasgow. Inoltre il SeaBioTech ha promosso diversi eventi divulgativi rivolti al grande pubblico e alle scuole, con l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza dell’ambiente marino, sull’utilizzo sostenibile delle sue risorse e di avvicinare le nuove generazioni al mondo della ricerca.