In una recente comunicazione della Commissione Europea al Parlamento Europeo è stato sollevato il problema dei rischi derivanti dal rilascio dei prodotti farmaceutici per uso umano e veterinario nell’ambiente. Il documento individua sei aree di intervento riguardanti tutte le fasi del ciclo di vita dei prodotti farmaceutici, in cui è possibile apportare miglioramenti.
Innanzitutto il documento inquadra il problema: residui di vari prodotti farmaceutici sono stati trovati nelle acque superficiali e sotterranee, nei suoli e nei tessuti animali in tutta l’Unione, a diverse concentrazioni. Comunemente si trovano alcuni antidolorifici, antimicrobici, antidepressivi, contraccettivi e antiparassitari.
Si è visto che questi prodotti raggiungono l’ambiente principalmente attraverso:
- lo scarico degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane, contenenti farmaci escreti o inutilizzati gettati nei lavandini e nei servizi igienici,
- lo spargimento di letame animale sui campi,
- l’acquacoltura,
- lo scarico degli effluenti provenienti da impianti di produzione (in particolare da quelli situati fuori dall’Unione Europea),
- il bestiame da pascolo,
- il trattamento degli animali domestici,
- lo smaltimento improprio in discarica di prodotti farmaceutici non utilizzati e/o di rifiuti contaminati.
Nonostante le quantità rilasciate siano spesso molto basse, molti prodotti farmaceutici persistono a lungo nell’ambiente, e si diffondono nell’acqua e nel suolo accumulandosi nelle piante o nella fauna selvatica, provocando, ad esempio, negli animali (pesci e altri organismi selvatici) problemi fisici e comportamentali. Non è ancora chiaro l’effetto di queste sostanze disperse nell’ambiente sulla salute umana, anche se la presenza di antibiotici e antimicotici derivanti dal trattamento degli esseri umani e degli animali può svolgere un ruolo nell’accelerare lo sviluppo, il mantenimento e la diffusione di batteri e funghi resistenti, con evidenti rischi per la nostra salute.
Una volta analizzata la situazione, il documento della Commissione individua una serie di azioni per ridurre il rischio per la salute umana e per l’ambiente.
In primo luogo si ritiene indispensabile sensibilizzare gli operatori sanitari e veterinari per un uso più attento dei prodotti farmaceutici, in particolare per quelli che presentano un rischio per l’ambiente; in secondo luogo è importante sviluppare farmaci intrinsecamente meno dannosi e promuovere una produzione più attenta agli aspetti ambientali. Terzo, è necessario migliorare il monitoraggio dei dati ambientali anche per una più efficiente valutazione del rischio, adottando nel caso linee guida specifiche che prendano in considerazione tutte le componenti.
Inoltre, un minor spreco di farmaci e un loro corretto smaltimento ridurrebbe il rischio per l’ambiente, così come un maggior controllo delle fonti delle emissioni provenienti dagli allevamenti intensivi sarebbe particolarmente necessario per evitare il diffondersi in maniera capillare dei farmaci veterinari. Infine, conclude il documento della Commissione, è indispensabile proseguire nelle attività di ricerca per valutare l’effettiva eco-tossicità dei prodotti farmaceutici al fine di capire le differenti correlazioni tra presenza di antimicrobici nell’ambiente la diffusione dei fenomeni di resistenza, per valutare i possibili effetti sull’uomo dell’esposizione (cronica) a bassi livelli di prodotti farmaceutici attraverso l’ambiente, e per valutare modelli economici basati sull’economia circolare per ridurre la presenza di prodotti farmaceutici nell’ambiente.