Dal 18 al 20 novembre scorsi si sono tenuti a Roma per la prima volta gli Stati Generali del Verde Urbano organizzati dal Comitato per lo sviluppo del verde pubblico, dal Ministero dell’Ambiente, del Territorio e del Mare e dall’ISPRA.
Molti i relatori che si sono succeduti per discutere di verde urbano, di normativa, di sviluppo sostenibile, di architettura del paesaggio e di ricerca connessa alle aree verdi delle nostre città. Un momento importante anche per fare il punto sull’attuazione della Legge 10/2013 “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”, a due anni dalla sua promulgazione.
Nella mattinata del 19 un incontro interessante sullo sviluppo sostenibile ha visto come protagoniste, oltre al Ministero dell’Ambiente, numerose aziende che hanno portato la loro testimonianza sulle azioni intraprese negli ultimi anni per inserire nelle loro strategie di sviluppo anche iniziative legate al verde urbano.
Partendo dall’osservazione che oggi i 4/5 della popolazione italiana vive nei centri urbani, è indispensabile ripensare infatti a una nuova pianificazione degli interventi in materia di aree verdi. Vi sono infatti ragioni strettamente ambientali: le città sono dei luoghi dove si produce molta CO2, e una nuova pianificazione delle aree verdi ne permette un maggiore assorbimento; il verde contribuisce a migliorare il clima delle nostre città, mantenendo nel contempo una biodiversità indispensabile a far sopravvivere organismi diversi ognuno con la sua utilità. Biodiversità che si mantiene anche creando, come ha sottolineato Legambiente, dei corridoi ecologici nelle zone urbane. Vi sono poi ragioni sociali: una maggiore diffusione delle aree verdi e una cura più efficiente di quelle esistenti permette una migliore qualità della vita dei cittadini. Infine ci sono anche importanti risvolti di tipo economico: il Ministero dell’Ambiente sta infatti valutando, attraverso meccanismi di contabilità ambientale, il valore di quei capitali ambientali che, se non messi al centro di nuove politiche di sviluppo, rischiano di essere persi per sempre.
Un aiuto può arrivare dal mondo delle imprese. La scarsità di risorse della Pubblica amministrazione rischia infatti di escludere quegli interventi che non siano di prima necessità. Nell’incontro a Roma sono state presentate iniziative interessanti: tra le altre, il progetto di Telecom Italia che prevede il rinnovo di tutto il proprio patrimonio immobiliare in maniera sostenibile con una progettazione più efficiente e un inserimento di una forte componente legata alle aree verdi; oppure l’idea di Treedom, in cui con un semplice click è possibile piantare un albero: in questo modo privati o aziende possono piantare alberi dalla propria postazione del computer. O ancora più innovativa l’idea di sviluppare azioni di crowdfunding per la realizzazione di nuove aree verdi urbane, come ha spiegato Plambee.
Ma la giornata ha visto anche interventi più “collaudati” che vanno al di là del verde urbano in senso stretto, come è stato illustrato da Terna che, in relazione alla realizzazione di nuove linee di trasmissione elettrica, da anni si impegna a ripiantare più alberi di quelli che vengono tagliati, in una logica di responsabilità sociale d’impresa che sta crescendo nelle imprese più evolute. O ancora nell’esempio illustrato dal Ministero dell’Ambiente relativo alle piantumazioni legate all’ampliamento dell’autostrada Adriatica, in cui si è intervenuto su aree degradate, ambientalmente sensibili o su zone a rischio di dissesto idrogeologico.
L’iniziativa romana, mettendo a confronto soggetti e argomenti molto diversi ma tutti con un denominatore comune, vuole posare la prima pietra per una migliore pianificazione futura e deve essere considerata un punto di partenza per lo sviluppo di iniziative concrete nel settore del verde pubblico.
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