“…Bloccati i lavori di costruzione del termovalorizzatore. Oltre cento manifestanti hanno prima impedito l’accesso al cantiere di alcuni automezzi e poi, dopo aver forzato un cordone di poliziotti, hanno occupato i terreni. Il sit-in di protesta è stato promosso dal comitato cittadino contro il termovalorizzatore, dai Verdi e da alcune associazioni di categoria e culturali…”.
Quanta situazione è oggi sempre più all’ordine del giorno, non solo nei riguardi dei termovalorizzatori, ma anche verso qualsiasi infrastruttura pubblica o privata.
La realizzazione di un impianto per la produzione di energia, di uno per il trattamento dei rifiuti così come la progettazione di una grande opera di utilità pubblica, sviluppano ormai quasi sempre comportamenti oppositivi da parte delle diverse componenti del territorio in cui si vuole realizzare il progetto.
Questo comportamento, noto come Sindrome di Nimby (not in my back yard = non nel mio cortile), si traduce nel rigetto dei progetti che hanno qualsiasi legame con l’ambiente in cui si risiede, anche se in linea teorica non viene messa in discussione la necessità di quella determinata struttura, a patto che venga realizzata … da un’altra parte.
Questo atteggiamento è oggi sempre più diffuso. Possiamo però dire che gli episodi degli ultimi anni ci dimostrano che siamo andati “oltre il Nimby”. Ciò che muove infatti le opposizioni non sono solamente gli “egoismi” dei territori, ma sempre più spesso le opposizioni nascono contro progetti “che sembrano inutili, dannosi per la salute, destinati solamente a benefici economici per il proponente, …”. E queste argomentazioni sono cresciute sempre di più, parallelamente alla perdita di credibilità nelle Istituzioni e alla scarsa fiducia nella politica e nella gestione amministrativa del Paese.
Come superare allora questa situazione? Quali sono gli strumenti a disposizione di un qualsiasi soggetto proponente per condividere il progetto con il territorio?
La base da cui bisogna partire è quella di avviare fin dalle prime fasi di pianificazione un dialogo costruttivo con le diverse comunità territoriali interessate, in modo da coinvolgerle e renderle partecipi fin dalla progettazione, creando meccanismi di partecipazione che si estenderanno fino alle fasi costruttive e a quelle di gestione dell’opera.
Il ruolo della comunicazione – intesa come interazione tra soggetti – e in particolare delle relazioni pubbliche territoriali, è di fondamentale importanza per allentare le tensioni sociali sul territorio. L’obiettivo della comunicazione è quindi di far dialogare i differenti stakeholder fin dalla fase di pianificazione, mettendo in luce i reali impatti ambientali, le azioni che si intendono affrontare per minimizzare questi impatti e le ricadute socio-territoriali a medio e lungo termine derivanti dalla realizzazione della struttura.
Accanto a tradizionali strumenti di comunicazione diventa molto importante attivare degli strumenti partecipativi per arrivare ad una decisione partecipata del progetto. In questo modo è più facile trovare delle soluzioni che soddisfino tutti gli stakeholder, così che ogni soggetto si senta responsabilizzato nel raggiungimento dell’obiettivo condiviso.