L’energia solare termodinamica (Concentrated Solar Power, CSP) rappresenta una tecnologia con importanti prospettive di sviluppo in Italia e nei Paesi con una forte insolazione, perché può consentire, tra l’altro, lo storage termico e quindi produrre energia elettrica anche in assenza del sole. Inoltre, tra le diverse tecnologie di CSP, ci teniamo a ricordare che in Italia, con l’Enea sulla spinta del Prof. Carlo Rubbia, è nata quella denominata a Sali Fusi.
Nel nostro Paese il solare termodinamico potrebbe coprire una quota relativa al settore della produzione di elettricità con un obiettivo al 2020 di circa 300-400 MW, di fondamentale importanza anche per l’esportazione del know-how e delle competenze verso Paesi in cui sono previsti nei prossimi anni importanti investimenti. In Medio Oriente, nella Penisola Arabica e in gran parte del continente Africano, nei prossimi vent’anni sono infatti già stati programmati progetti di sviluppo di grandi e piccoli impianti solari termodinamici, con investimenti previsti dell’ordine di diversi miliardi di dollari.
Allo stato attuale, questo futuro rischia però di essere a completo appannaggio di altri Paesi in quanto le nostre aziende non riescono a realizzare gli impianti sul territorio nazionale a causa di difficoltà burocratiche, lungaggini amministrative o contestazioni a livello locale. Nonostante siamo tra i padri della tecnologia, sul nostro territorio non esistono di fatto esempi di impianti solari termodinamici collegati alla rete e in produzione.
Ogni investitore come d’uso, prima di dedicare importanti risorse a un progetto, vuole vedere esempi analoghi per poter misurare le competenze e scegliere il fornitore migliore. E in questa situazione, il rischio concreto è che alle gare internazionali che saranno bandite nei prossimi anni partecipino solamente aziende di altri Paesi, dove impianti con tecnologie simili sono in funzione ormai da diversi anni, come ad esempio in Spagna con oltre 50 impianti per più di 2 GW.
Molte le cause di questo stallo del solare termodinamico in Italia: gli iter autorizzativi particolarmente lunghi e complicati; la difficoltà per gli uffici deputati a valutare i progetti dal momento che si tratta di una tecnologia nuova; l’opposizione, molte volte pretestuosa, di alcuni soggetti locali che si scagliano contro i progetti adducendo motivazioni false e che provocano timore nella popolazione; gli articoli stampa che riportano le voci di chi si oppone senza interessarsi a quanto viene effettivamente proposto. Tutti elementi che fanno nascere un malumore diffuso verso le iniziative e che spesso inducono i Sindaci e gli Amministratori locali a prendere posizioni contrarie senza pesare in maniera oggettiva ai pro e ai contro dei progetti presentati, e senza considerare l’inconsistenza del pericolo di un massiccio utilizzo del territorio, come è stato in passato con il fotovoltaico, visto il tetto massimo imposto a livello ministeriale a questa tipologia di impianti (circa 300-400 MW in totale, entro il 2020).
Di questo si è discusso al convegno promosso da ANEST, Associazione Nazionale Energia Solare Termodinamica, che si è svolto a Milano la scorsa settimana nel quadro di SolarExpo. Molti gli spunti e le prese di posizione da parte di Istituzioni, Aziende, Associazioni ambientaliste e giornalisti.
“Il solare termodinamico è una delle tecnologie più promettenti e una di quelle su cui noi, come sistema Paese siamo in grado di avere un livello di competitività importante  – ha detto il viceministro De Vincenti – oggi ci sono enormi potenzialità all’estero e per poterle cogliere deve essere risolto il tema delle autorizzazioni. Ora spetta al Ministero snellire le procedure per i grossi impianti che saranno sottoposti direttamente ad autorizzazione ministerialeâ€. E Gianni Girotto, della Commissione Industria del Senato, lancia una proposta: “La tecnologia solare termodinamica è molto efficace e sarebbe un enorme peccato perdete il treno tecnologico che ci permette di andare nei mercati esteri. Ma questo va fatto senza impatti negativi sul territorio e quindi senza consumarne di nuovo. Vanno per questo individuate aree geografiche adatte che in primis potrebbero essere quelle da bonificare, e gli impianti dovranno comunque essere fatti sempre e imprescindibilmente con il consenso informato della popolazione coinvoltaâ€.
Un monito agli imprenditori arriva dai giornalisti invitati al convegno: se si vogliono realizzare gli impianti è fondamentale avviare sin dall’inizio un processo di dialogo e comunicazione efficace con il territorio e con tutti gli stakeholder coinvolti.
E proprio il dialogo e il coinvolgimento degli stakeholders è uno degli argomenti contenuti nel Protocollo d’intesa tra ANEST e Legambiente che è stato sottoscritto nel corso della manifestazione a SolarExpo alla presenza del Sottosegretario all’Ambiente on. Silvia Velo.
Protocollo che si incentra su tre punti principali: l’individuazione delle aree dove potranno sorgere i nuovi impianti; le misure compensative alle sottrazioni di territorio attraverso opere di riqualificazione ambientale; e le iniziative di informazione e comunicazione trasparente alla popolazione.
“Il nostro Paese nel campo dell’energia solare termodinamica ha delle potenzialità e delle eccellenze che vanno non solo valorizzate, ma anche promosse e incentivate†– ha sottolineato il Sottosegretario all’Ambiente, l’on. Silvia Velo, e “L’accordo con Legambiente significa – ha affermato Gianluigi Angelantoni, Presidente di ANEST – per noi presentarci nei contesti interessati a fianco di una delle più importanti associazioni ambientaliste italiane, e auspichiamo che, accanto a un processo di informazione trasparente e capillare, questo possa essere una garanzia per i cittadini che vi abitanoâ€.
Si auspica quindi che, già dai prossimi mesi, sia possibile vedere qualche impianto CSP in costruzione, per non perdere – anche questa volta – un importante treno per lo sviluppo di una filiera innovativa nel nostro Paese.