“Con il virus, il cantiere diventa «smart»”, “Giorgio Armani, la lettera al mondo della moda: Io non voglio più lavorare così, è immorale. È tempo di togliere il superfluo e ridefinire i tempi”, “Coronavirus come opportunità per ripartire dal Green Deal Europeo”.
Questi alcuni titoli dei giornali in questi giorni.
Giornalisti, imprenditori, esperti fanno coincidere la ripresa dopo il lockdown originato dal Covid-19 con una nuova modalità di intendere il lavoro, non solamente riguardo le misure necessarie per ridurre i rischi di contagio tra i lavoratori, ma avviando nuove strategie imprenditoriali all’insegna della sostenibilità, sociale e ambientale.
Ciò che sta accadendo in molti Paesi con il distanziamento sociale sta di fatto accelerando il processo di transizione digitale: lo smart working e la digitalizzazione forzata di molte attività stanno facendo vedere che nuove modalità lavorative sono possibili. In questo modo si sta riflettendo su una nuova organizzazione del lavoro, che potrà avere in futuro alcuni effetti – ci auguriamo positivi – sulla qualità della vita dei lavoratori e sulla riduzione degli effetti sull’ambiente. Con le nuove infrastrutture tecnologiche sarà possibile intervenire a distanza in molte situazioni: dalla produzione alla qualità, dalla logistica alla condivisione in tempo reale di informazioni tra soggetti in luoghi diversi.
In questo modo forse sarà immaginabile rimodulare i tempi di lavoro, per un miglior benessere dei lavoratori e per una qualità della vita in cui potrà essere data una nuova dimensione e un nuovo valore alla socialità.
Contemporaneamente la ripresa potrà essere anche l’occasione per guardare a quelle produzioni più attente all’ambiente. E in questo ambito si deve dare priorità a quelle che riducono le emissioni in atmosfera di gas serra, a quelle che vedono nel recupero e nel riciclo di materia uno degli aspetti determinanti per una transizione verso un’economia circolare, a quelle che fanno dell’innovazione l’aspetto centrale del proprio business futuro.
Anche su questi aspetti ci può infatti venire in aiuto la tecnologia digitale semplificando e velocizzando processi che oggi sono lenti e risolvendo problemi che oggi sembrano difficili da sormontare. Qualcosa si è già fatto, ma secondo molti esperti l’emergenza Covid-19 farà sì che in un futuro abbastanza vicino si potranno fare grandi passi in avanti.
Solo per fare un esempio: la trasformazione messa in atto dal processo di digitalizzazione nel settore urbano per la creazione di città e comunità sostenibili ha già portato a qualche risultato interessante, ma l’adozione di una mobilità elettrica o la realizzazione di edifici intelligenti a impatto zero sono traguardi oggi raggiungibili. E con l’uscita dalla crisi questo approccio innovativo potrebbe essere un volano per una ripresa globale, con enormi vantaggi.
Lavoro e ambiente possono e devono essere al centro, se ci sarà la volontà, di un percorso sostenibile in grado di traghettarci fuori da questa crisi globale per far riprendere il sistema economico, per raggiungere un nuovo posizionamento sul mercato e per creare nuovi posti di lavoro.