Nel corso dell’incontro di Bologna L’Emilia-Romagna che collabora, organizzato dall’Osservatorio Orti il 25 luglio scorso, si è molto parlato del rapporto tra imprese, pubblica amministrazione e territorio.
È infatti importante sottolineare come le aziende produttive siano una parte essenziale del territorio e, come emerso nell’incontro di Bologna, come sia una priorità creare integrazione tra cittadini, Istituzioni e imprese. Solo in questo modo è possibile far nascere e moltiplicare le sinergie necessarie allo sviluppo.
A Bologna sono stati illustrati numerosi esempi virtuosi che evidenziano come in Emilia-Romagna l’incontro tra le diverse anime del territorio sia possibile. Purtroppo però in molte circostanze le imprese vengono vissute dai cittadini come un elemento di disturbo, in modo particolare quando appartengono a settori produttivi che hanno impatti ambientali, veri o presunti, di un certo rilievo. Se poi ci si trova di fronte a nuovi progetti infrastrutturali percepiti dalla popolazione come “pericolosi” o “invasivi” – dalla produzione di energia alla gestione dei rifiuti o alla realizzazione di strade e ferrovie – più che di elemento di disturbo le imprese vengono vissute come un elemento da “mandare via”.
Senza scendere nella discussione sulle cause di questo atteggiamento – iter burocratici complessi e che solo in parte permettono ai cittadini di conoscere realmente un progetto, conflitti politici, mancanza di fiducia nella pubblica amministrazione e in chi deve o dovrà fare i controlli – è importante cercare di evidenziare gli elementi necessari a prevenire questi atteggiamenti.
Tre sono i fattori su cui il mondo delle imprese dovrebbe porre la massima attenzione: l’engagement degli stakeholder, le competenze necessarie per far comprendere argomenti complessi scientifici e tecnici, e il tema collegato riguardante la veradicità delle fonti.
Per quanto riguarda l’engagement si osservano ormai molte iniziative per coinvolgere i propri portatori di interesse che possiamo raggruppare sotto il cappello della corporate social responsibility. Purtroppo in molte situazioni ciò non è sufficiente a trasmettere una conoscenza specifica su quello che si sta facendo e sicuramente non bastano per coinvolgere gli stakeholder nelle attività aziendali e verso i nuovi progetti.
Troppo spesso inoltre quando si vuole promuovere un nuovo progetto si parla di creazione del consenso: invece di convincere della bontà della propria iniziative (già definita spesso in tutti i dettagli) è indispensabile cercare di avviare un processo partecipato per condividere le scelte con il territorio. Ciò implica preventivamente una profonda conoscenza del territorio stesso, quali sono le sue vocazioni principali, la sua storia, i soggetti che vi risiedono e quali posizioni hanno nei confronti del progetto proposto.
È indispensabile infatti, prima di promuovere qualsiasi iniziativa, individuare i nodi su cui puntare per contenere i rischi d’opposizione territoriale e per evidenziare i driver di engagement nei confronti degli opinion leader e dei gruppi di opinione del territorio, oltre che per individuare i contenuti su cui basare le successive azioni di comunicazione.
Il tema delle competenze è strettamente connesso all’engagement. Bisogna premettere che nel nostro Paese manca in generale una cultura diffusa sulle tematiche scientifiche e tecniche, e questo è causa di numerose incomprensioni ed è spesso oggetto di speculazione. Di esempi se ne potrebbero fare tanti: dal problema dei vaccini al caso Xylella in Puglia, che rappresenta una situazione in cui la verità scientifica è stata travalicata da episodi dettati dall’emotività e dalla scarsa conoscenza del tema.
Le imprese, anche se sono spesso giudicate poco credibili per gli interessi di parte che sostengono, devono adottare un atteggiamento trasparente e di coinvolgimento di tutti gli stakeholder, mirato a far crescere la conoscenza e la competenza in quel determinato settore, senza sottrarsi ai problemi che potrebbero sorgere, senza negare le possibili criticità.
Inoltre, per far crescere la propria autorevolezza su temi complessi, le imprese devono essere in grado di coinvolgere la comunità scientifica locale in modo che possa sviluppare argomenti e confermare quanto viene detto. Conoscere e coinvolgere ricercatori e scienziati accreditati su quello specifico territorio è determinante per accrescere la credibilità, per contestualizzare il più possibile gli argomenti trattati ed evitare di “importare” dall’esterno esperti che verrebbero immediatamente giudicati di parte.
C’è un ulteriore elemento che incide sulla percezione e sulla credibilità delle imprese: la veradicità e l‘attendibilità delle fonti di informazione.
La credibilità dei soggetti industriali e le fonti informative e tecniche che utilizzano spesso non vengono credute valide solamente perché vengono da soggetti che hanno un interesse specifico. L’affidabilità delle fonti diventa un aspetto secondario per chi si oppone a un’opera: basta infatti trovare qualcuno su internet che sia d’accordo con quanto si dice per prenderlo come punto di riferimento per delle battaglie che sul piano scientifico spesso si basano veramente sul nulla, mentre sarebbe di fondamentale rilevanza che le informazioni giungessero da una fonte di comprovata affidabilità e indipendenza.
In questo contesto diventa quindi decisivo per un’impresa costruire rapporti solidi e continuativi con gli stakeholder, creando sinergie che possano andare anche al di là del semplice coinvolgimento sul progetto e che siano in grado di far percepire alla maggioranza della cittadinanza la qualità, il valore e l’affidabilità dell’impresa.