Scienza e medicina

Guaritori e medicina

Dalle notizie apparse sulla stampa in questi ultimi giorni sembra che anche la morte di un parente stretto non sia in grado di scalfire convinzioni basate su presupposti emotivi e non scientificamente validi. Mi riferisco al recente episodio in cui una ragazzina di appena 18 anni malata di leucemia, con il pieno consenso dei genitori, ha rifiutato la chemioterapia, ed è morta. Le convinzioni dei genitori, anche dopo il decesso, non si sono mosse di un centimetro: “Il tumore si cura da solo, mia figlia è stata uccisa dallo stress e dai giudici” ha affermato in un’intervista al padre.

Questo a fine agosto.

Pochissimi giorni dopo, il 3 settembre, una giovane mamma di 34 anni muore a Rimini rifiutando la chemioterapia dopo aver seguito le tesi del dottor Hamer, un medico  tedesco (radiato dall’albo), cercando di combattere il tumore con rimedi naturali non ben specificati.

Gli episodi hanno acceso un dibattito sulla facilità con cui soggetti non qualificati, poco seri o a volte veri e propri truffatori, riescono a far passare teorie che di scientifico non hanno assolutamente nulla, ma che fanno presa sulla gente, sfruttando anche il dolore e la debolezza che spesso ne consegue.

Ritengo sia importante ritornare sull’argomento perché la perdita di fiducia nella scienza e nel progresso della medicina è uno dei pericoli a cui rischiamo di andare incontro nei prossimi anni.

A questo proposito ritengo molto interessante leggere l’articolo di Umberto Veronesi su La Repubblica del 5 settembre, che si conclude affermando che, pur senza perdere la sua scientificità, la medicina deve recuperare la capacità di prendersi cura della persona, anche perché proprio i cosiddetti “guaritori” dedicano molto tempo al dialogo con il paziente creando un clima di fiducia che la medicina tradizionale non ha più.

“Il miglior antidoto contro i ciarlatani è un rapporto di fiducia fra medico e paziente” afferma Veronesi in chiusura del suo articolo.

Un argomento che sposiamo e che sosteniamo da anni!

Leggi l’articolo su La Repubblica di Umberto Veronesi