Nello scorso mese di dicembre si è tenuto a Roma, nella sede dell’Istituto Superiore di Sanità , il primo simposio internazionale “Health and climate changeâ€, per fare il punto sui rischi per la salute derivanti dai cambiamenti climatici.
Al termine della tre giorni di lavori con oltre 500 ricercatori ed esperti è stata siglata la “Carta di Romaâ€, un documento articolato in ventiquattro raccomandazioni relative ai temi in cui le condizioni ambientali influenzano fortemente la salute. La Carta non è un’enunciazione di principi, ma vuol essere un richiamo alle responsabilità di tutti, soggetti pubblici e privati, decisori politici e semplici cittadini affinché ognuno faccia la propria parte per tutelare la salute collettiva.
In base alle indicazioni contenute nel documento, il nostro futuro non può prescindere ormai da una tecnologia pulita che impatti il meno possibile sull’ambiente, dal risparmio dell’acqua, del cibo e del suolo e dal riutilizzare il più possibile le materie prime. La promozione dei parchi e delle aree protette sono fonte di salute e rappresentano, ad esempio, una priorità per tutelare la salute dei bambini.
Ma quali sono i principali rischi che i cambiamenti climatici comportano sulla salute umana?
Alcuni ecosistemi sono in grado di ammortizzare e/o ridurre gli effetti sulla salute. Gli ambienti umidi ad esempio giocano un ruolo importante per la risorsa acqua: ne aumentano la disponibilità migliorandone la qualità . Un mutamento del clima in alcune aree può portare all’inaridimento di molte zone umide che ha per conseguenza una risorsa idrica più scarsa e di cattiva qualità , con evidenti ricadute negative sulla salute delle popolazioni residenti.
Sempre guardando alla risorsa idrica, gli effetti del cambiamento del clima sulla disponibilità e qualità delle acque, sull’igiene e la gestione dei reflui, colpiscono direttamente la salute: le malattie legate all’acqua, trasmissibili e non, sono uno dei principali killer nel nostro Pianeta. In Italia nel corso del 2017 i quattro principali bacini idrografici italiani – Po, Adige, Tevere e Arno – hanno visto diminuire le portate medie annue di circa il 40% rispetto alla media del trentennio 1981-2010. La scarsità d’acqua è fortemente legata alla sua qualità e direttamente proporzionale alla salute delle popolazioni residenti.
In tutto il Sud Europa le variazioni del clima stanno facendo crescere la frequenza degli eventi meteorologici estremi come ondate di calore, piogge intense e allagamenti costieri. Una delle conseguenze di questi mutamenti è l’espansione di nuove specie di vettori patogeni: gli studi recenti hanno infatti evidenziato un aumento dell’incidenza delle malattie infettive nella popolazione correlato con il verificarsi di eventi estremi.
Basandosi sui dati del “Sistema di Sorveglianza Usa per la prevenzione dei fattori di rischio comportamentaliâ€, la più vasta banca dati al mondo in materia, il’MIT di Boston ha osservato che, a fronte di un aumento della temperatura di un grado, le patologie psicologiche di media entità sono salite del 2%. Le malattie rilevate includono: depressione, stati di ansia, insonnia, paure, malesseri psichici generalizzati.
Tutti gli studi indicano che i bambini sono i soggetti più vulnerabili rispetto ai cambiamenti climatici perché i sistemi dell’organismo, come per esempio l’apparato respiratorio o il sistema di termoregolazione, sono ancora in via di sviluppo. Inoltre, dato che i bambini hanno, rispetto agli adulti, una maggiore esposizione per unità di peso corporeo, è più facile che vengano superate le dosi soglia di rischio. Secondo l’OMS infatti, nel mondo circa il 50% dei decessi in età pediatrica è causato da diarrea, malaria e infezioni delle basse vie respiratorie, tutti fattori di rischio associati ai cambiamenti climatici. Senza contare che le esposizioni precoci a fattori di rischio ambientali possono avere effetti irreversibili facendo sì che crescano degli adulti malati. Un recente studio del CNR ha valutato gli effetti del caldo sui ricoveri pediatrici in bambini residenti in 12 aree evidenziando un incremento del 12% per cause respiratorie, associato a una variazione di 4 gradi di media della temperatura giornaliera.
Infine i mutamenti del clima provocano un aumento delle malattie trasmesse dagli animali, come ad esempio le zoonosi trasmesse dagli invertebrati quali zanzare, zecche, pulci o altri artropodi ematofagi. Il clima infatti, modificando l’habitat, influenza il comportamento, il tasso di sopravvivenza e la riproduzione degli insetti. Uno studio condotto sui dati provenienti da diversi paesi europei ha evidenziato che i casi di salmonellosi aumentano del 5-10% per ogni grado di aumento della temperatura media settimanale.
Gestire queste trasformazioni dovute ai cambiamenti climatici, e soprattutto cambiare rotta, è la vera emergenza e la vera sfida dei prossimi anni. Nel corso dell’incontro di Roma la comunità scientifica ha fatto un primo passo per condividere questa consapevolezza e farla diventare una responsabilità comune. È però una sfida che si vince solamente con la collaborazione di tutti.
Articolo pubblicato sul sito del Cluster Nazionale Scienze della Vita ALISEI